Ha una estensione territoriale notevole con i suoi 7.174,60 chilometri quadrati è, infatti, la terza provincia d'Italia dopo quelle di Sassari e di Bolzano. Relativamente pochi gli abitanti, a fronte di una estensione così vasta: 695.047 alla fine del 1984, per una densità di 97 abitanti al chilometro quadrato, la più bassa della Regione Puglia.
I suoi confini sono segnati a Nord-Est dal torrente Saccione che la divide dal Molise e a Sud-Est dall'Ofanto che la divide dalla provincia di Bari, mentre la corona dei Monti del Subappennino Dauno la separa dalla Campania (province di Benevento e di Avellino) e dal Molise. I confini amministrativi della provincia dauna hanno subito notevoli mutamenti nel corso dei secoli: nel XVI secolo essi si estendevano fino all'Abruzzo Citra e al Contado del Molise,comprendendo anche Termoli e giungendo fino a cinque chilometri da Campobasso.
Le antichissime origini storiche della provincia di Foggia hanno dato luogo a diversi toponimi. Il più antico è Daunia, e affonda le sue origini nella mitologia. Vuole la leggenda che Dauno fosse un re greco proveniente dall'Arcadia che combattè contro gli abitatori della Puglia, i Messapi, per assicurarsi il dominio della regione. Fu aiutato nella sua impresa da Diomede, altro eroe mitologico, sbarcato sul Gargano nel suo pellegrinaggio dopo la guerra di Troia.
Battuti i Messapi, i due si divisero la provincia di Foggia: Diomede tenne per sé il Gargano e le Tremiti (che si chiamano infatti anche Isole Diomedee), mentre Dauno prese la pianura e i monti. A voler essere rigorosi, infatti, il toponimo Daunia non designa l'intera provincia di Foggia, ma peculiarmente questa porzione della provincia di Foggia. A tempi più recenti si deve l'altro toponimo, Capitanata, che si suole far risalire al medioevo, quando la provincia di Foggia era sottoposta al comando del Catapano, che per i bizantini era la massima autorità civile e militare.
La provincia di Capitanata fu tuttavia istituita come tale solo molto tempo dopo, nel 1806 da Giuseppe Bonaparte, Re di Napoli, conservando lo stesso nome anche dopo l'Unita d'Italia.
Pittoresco quanto semplice nella sua interpretazione lo stemma della provincia di Foggia, voluto e istituito per decreto dello stesso Giuseppe Bonaparte e da Gioacchino Murat. Rappresenta, sullo sfondo, un rilievo montuoso. In primo piano San Michele che calpesta il serpente, attorniato da bionde spighe di grano che si stagliano sul cielo azzurro. San Michele è il Patrono della provincia, mentre il Monte e le Spighe di grano richiamano verosimilmente il Gargano e il Tavoliere.
La provincia di Foggia presenta tre regioni naturali, ciascuna definita da una spiccata caratterizzazione. Il promontorio del Gargano si erge ad est stagliandosi imponente sul Tavoliere (che deriva il suo nome dalle Tabulae Censuariae sulle quali venivano annotati i possedimenti dello stato Romano), caratterizzato da una morfologia uniforme e piatta. La terza regione geografica è invece costituita, ad ovest, dai Monti della Daunia o Subappennino Dauno, statisticamente individuati come collina interna e montagna.
Alla vasta estensione del Tavoliere si contrappongono le catene montuose del Gargano e del Subappennino Dauno. Si tratta comunque per lo più di bassa montagna. Nel Gargano, soltanto tre vette superano di poco i mille metri di altitudine, il Monte Calvo, il Monte Nero e il Monte Spigno. Nel Subappennino trova posto invece la vetta più alta di Puglia, il Monte Cornacchia che svetta con i suoi 1.151 metri. Svettano anche oltre i mille metri Monte Crispiniano (1.105 m.), Monte Pagliarone (1.042 m.) e Monte San Vito (1.015 m.).
Il Tavoliere di Puglia presenta una leggera degradazione dall'interno verso la costa con una lievissima pendenza media che spiega il corso tortuoso di fiumi e torrenti e i frequenti impaludamenti.
Quasi a confermare la varietà e la profonda diversità del territorio della provincia di Foggia, questo non ospita soltanto Ie vette più alte della Puglia ma anche la pianura più vasta dell'Italia peninsulare. Il Tavoliere si estende praticamente da un confine all'altro della provincia per interrompersi, in provincia di Bari, davanti alle alture della Murgia barese. L'origine del Tavoliere è con ogni probabilità dovuta all'emersione dall'acqua del fondale marino. Nei più remoti periodi geologici, infatti, tanto il Gargano che i rilievi subappenninici erano gruppi insulari.
Successivamente il fondo marino emerse e i gruppi si saldarono tra di loro, appunto attraverso il bassopiano che era spuntato dall'acqua. 11 Tavoliere è lungo circa 80 chilometri e presenta una larghezza media di 30 km. Secondo il catasto agrario,'la sua superficie territoriale è di 505 chilometri quadrati.
Scarsa è l'idrografia pugliese: non a caso la Puglia veniva definita fino a qualche decennio fa “arsa e sitibonda”. La ragione scientifica di questo fenomeno è da ricercarsi nella grande permeabilità del suolo che fa penetrare nel sottosuolo e nella falda sotterranea gran parte dell'acqua piovana che non può pertanto arricchire i fiumi e i torrenti. Sono presenti, in discreto numero le manifestazioni sorgentizie: quasi tutte in prossimità della costa del Gargano, mentre nel Subappennino sono per lo più localizzate nei pressi di Bovino e di Alberona.
Le une e le altre sono state utilizzate fin dall'antichità sia a scopi irrigui che a scopo potabili. Il territorio dauno è lambito daI Fortore che alimenta al confine con il Molise il Lago (artificiale) di Occhito, per poi scendere a valle e sfociare nell'Adriatico. Le acque dell'invaso sono utilizzate a scopo irriguo nel comprensorio del Fortore e per l'alimentazione dell'omonimo acquedotto per usi civili. Pure nell'Adriatico, e precisamente nel Golfo di Manfredonia, sfociano, il Candelaro, il Cervaro e il Carapelle, che hanno regime torrentizio e il cui letto, specie nella stagione calda, è sovente asciutto.
Nel corso dei secoli, con la realizzazione delle grandi opere di bonifica che hanno interessato il Tavoliere, questi torrenti hanno, subito deviazioni e inalveamenti. A sud l'Ofanto separa la Capitanata dalla terra di Bari. Nell'agro di Cerignola, invasando le acque della omonima marana, si è dato vita al lago artificiale di Capacciotti, che alimenta il comprensorio irriguo della sinistra Ofanto. Opere analoghe sono previste nell'ambito dei grandi progetti irrigui che stanno profondamente trasformando l'aspetto e la specializzazione agricola del Tavoliere.
Pochi sono anche i laghi naturali della provincia di Foggia e, così pure dell'intera Puglia. Dal punto di vista geografico, l'unico vero e proprio lago è quello di Pescara. Di origine vulcanica, sorge, a circa mille metri di altezza, in agro di Biccari, sul Subappennino Dauno. Invece di origine artificiale il Lago di Occhito che invasa le acque del Fortore, per trattenerle in una diga che è il più grande sbarramento in terra battuta d'Europa. Sono invece da considerarsi (ma i geografi di professione non la pensano tutti allo stesso modo in proposito) lagune salmastre i cosiddetti "laghi" di Lesina e di Varano.
All'origine le due lagune non erano altro che insenature marine separate tra di loro dal promontorio del Monte Devio. La loro formazione si fa risalire all'Olocene, per effetto dei materiali scaricati a mare dal Fortore, che nel corso dei secoli hanno formato una vera e propria diga, prima formando la laguna di Lesina, poi quella di Varano. Entrambe sono comunque collegate al mare ancora oggi. La laguna più ampia è quella di Varano che misura 60,6 chilometri quadrati con una profondità massima di sei metri, mentre Lesina misura 51 chilometri quadrati con una profondità massima di soltanto due metri.
Di una certa importanza è l'idrografia sotterranea. Buona parte del territorio dauno è attraversato dalla "falda freatica" che raccoglie l'acqua piovana che filtra dal suolo. Ma l'acqua penetra nel sottosuolo anche da orifizi della roccia, attraverso piccoli o grandi anfratti, che danno origine. a veri e propri fiumi sotterranei che hanno scavato nel corso dei millenni un suggestivo intrico di rocce e di caverne, fenomeni presenti laddove il terreno ha origine carsica e, in provincia di Foggia,soprattutto sul Gargano.
Il clima della provincia di Foggia non è omogeneo. Se sul Gargano si caratterizza per essere decisamente "mediterraneo", con temperature piuttosto miti d'inverno e calde d’estate e contenute escursioni termiche. Per il Tavoliere è più esatto parlare di un clima continentale caratterizzato da forti escursioni termiche dovute soprattutto ai valori massimi che sono particolarmente elevati. Nel capoluogo dauno l'escursione termica media annuale è di venti gradi, con punte che talvolta hanno sfiorato anche i 50.
Tuttavia la particolare conformazione geografica della provincia e le sensibili differenze di altitudine che si registrano tra le diverse zone provocano una situazione climatica non omogenea, che soprattutto in particolari stagioni dell'anno può essere sensibilmente diversa tra una zona e l'altra. Così, se la media annua della temperatura nel Tavoliere si aggira sui 18 gradi, questa scende sensibilmente sulle parti più alte del Gargano e del Subappennino, neIIe quali la neve, che raramente fa la sua comparsa nel resto della Puglia, è piuttosto frequente nella stagione invernale.
Dal punto di vista statistico, il mese più freddo è quello di gennaio, con temperature medie comprese tra i 6 e i 10 gradi, il mese più caldo è invece quello di agosto, con temperature medie che oscillano tra i 24 e i 26 gradi. I luoghi più caldi della provincia di Foggia sono quelli del Tavoliere, dove tra l'altro sono più elevate le escursioni termiche. Scarse le piogge a causa del clima piuttosto secco. La media delle precipitazioni annue si aggira attorno ai 700 millimetri che possono comunque giungere a mille nelle zone del Gargano e del Subappennino.
A contraltare delle zone collinari vi è però il Tavoliere che è la zona meno piovosa d'Italia. Non è infrequente il caso di valori annui che scendono al di sotto dei 500 millimetri, provocando stagioni siccitose che sono causa di notevoli problemi per l'agricoltura. Assai avari di pioggia sono i mesi estivi, la maggior parte delle precipitazioni si concentra tra novembre e marzo. La posizione geografica del Tavoliere lo rende particolarmente esposto al maestrale, che viene incanalato dal Gargano e dai Monti della Daunia e trasforma la pianura in una sorta di corridoio. Hanno rilevanza solo locale il "favonio", vento caldo e sciroccale e la fredda bora.
In una regione piuttosto brulla come la Puglia, la provincia di Foggia fa fortunatamente eccezione a causa della presenza di ampie zone boschive sui rilievi garganici e subappenninici. La vegetazione della provincia di Foggia e soprattutto del Tavoliere ha direttamente risentito delle vicende storiche ed economiche che la provincia ha vissuto. Così, se per lunghi secoli la piana del Tavoliere è stata dominata dal pascolo (allora l'intero Tavoliere era composto di terre demaniali dove si praticava il pascolo pagando una imposta, per cui vi era l'assoluto divieto di coltivazione), oggi trionfa l'agricoltura che ha quasi completamente sostituito la vegetazione spontanea.
Questa è presente, come si è detto, nella fascia costiera, nel Gargano e nel Subappennino. Nelle zone più vicine al mare predomina la macchia mediterranea. Ve ne sono esempi stupendi, sperando che sopravvivano all'assalto del cemento, nel litorale che va da Chieuti fino a Lesina. Nel Subappennino e nel Gargano, invece, trovano posto diversi boschi, il più importante dei quali è senz'altro quello garganico, della Foresta Umbra che si estende su una superficie di circa 11.000 ettari.
Per la varietà delle piante e degli alberi è tra i boschi più belli d'Europa; non a caso qualcuno lo ha definito come un "autentico laboratorio naturalistico". Vi predomina la pineta, ma vi è presente ogni sorta di alberi: querce, lentischi, ginepri, lecci, roveri, castagni, aceri, tigli, cerri, senza trascurare le felci pittoresche che compongono il sottobosco. Lungo il litorale garganico e sull'Isola di San Domino si trovano invece suggestive pinete nelle quali predomina il Pino d'Aleppo. Numerosi i boschi anche nel Subappennlno, che una volta lo coprivano integralmente.
Area residua boschiva può essere ritenuto anche il Bosco di Incoranata che sorge nell'agro del capoluogo, in prossimità dell'omonimo Santuario: vi predomina la roverella, ma conserva anche imponenti esemplari di quercia lanuginosa. L'agricoltura e la mano dell'uomo hanno sottratto nel corso dei secoli sempre più vaste zone al bosco provocando dannosi squilibri nell'ecosistema che ne è risultato spesso compromesso. Alla distruzione di boschi ed alberi si deve, per esempio, il fenomeno degli smottamenti e delle frane presenti soprattutto nel Subappennino, dove vengono favoriti dalla natura argillosa del terreno. Tra i boschi più importanti vanno segnalati i boschi Difesa a Faeto e quello di S. Cristoforo a S. Marco la Catola.
La presenza di una certa varietà di vegetazione fa della provincia ,di Foggia una delle oasi pugliesi che permette il riprodursi della fauna. Ma purtroppo la provincia di Foggia è anche una delle zone a maggiore vocazione venatoria del Mezzogiorno, il che mette spesso a repentaglio questa sua natura. Pressoché scomparso è il lupo, che una volta albergava nelle alture. Pochi gli esemplari rimasti anche di cinghiale, del quale vengono però effettuati periodici ripopolamenti. Presenti anche lepri, volpi, quaglie, allodole, conigli selvatici.
Nel cuore della Foresta Umbra, sopravvivono ancora, protetti, alcuni esemplari di capriolo, superstiti di una diffusa presenza di cervidi che una volta caratterizzava la Capitanata. Praticamente scomparsi invece istrici, gatti selvatici e, nelle acque delle Tremiti, le foche monache. Ma la caratteristica più importante della fauna della provincia di Foggia è costituita dalla presenza della selvaggina migratoria (anch'essa però oggetto di una caccia spietata) che si può vedere soprattutto nelle zone “umide” del litorale meridionale: tra le Paludi Sipontine e le saline di Margherita di Savoia.
Interessante anche la fauna marina che si sta tuttavia progressivamente allontanando dalle coste per via dell'indiscriminata pesca dei mitili sottocosta. Questi vengono strappati via dalle rocce sottomarine assieme alla vegetazione: si distrugge così l'habitat dei pesci. I pesci che più frequentemente si possono trovare nelle acque della provincia di Foggia (e soprattutto in quelle delle Isole Tremiti) sono polipi, seppie, anguille, aragoste, cefali, orate , sarde, dentici; spigole, aguglie, alici.
La popolazione è concentrata soprattutto nel Tavoliere e nella fascia costiera, dove trovano posto i centri più grossi. Assai bassa, invece, la densità degli abitanti nelle alture che pure nelle più remote epoche storiche ospitavano la maggior parte della popolazione. Con il trascorrere dei secoli, con la bonifica della pianura che una volta era infida, perché acquitrinosa e fonte di malattie, il progresso si è via via spostato verso il basso, mettendo in moto un processo di svuotamento dei centri collinari che dura a tutt'oggi. La provincia di Foggia è suddivisa dal punto amministrativo in 64 comuni.
Il centro più popoloso della Capitanata è Foggia, il capoluogo, che nel censimento del 1981 ha fatto contare 156.467 abitanti, Manfredonia, con 53.030 abitanti e Cerignola con 50.819. L'andamento demografico della Capitanata ha risentito fortemente delle alterne vicende storiche, politiche ed economiche della provincia. Per lunghi secoli, la popolazione danna ha dovuto fare i conti con malattie che sembravano invincibili, incurabili, come la malaria. Poi lo sviluppo, la lenta bonifica del Tavoliere hanno consentito condizioni di vita migliori.
Ma da sempre le popolazioni della provincia di Foggia hanno dovuto lottare contro un nemico: “la povertà”, una delle cause della popolazione relativamente bassa della Capitanata. E’ stata la miseria la molla che ha spinto tanti uomini, tante donne a cercare migliore fortuna altrove, andando a formare flussi migratori imponenti verso il centro Europa e il Nord Italia dopo. Come si è già detto, la popolazione della provincia di Foggia vive soprattutto nei centri più grossi del Tavoliere e della costa.
Lo stesso capoluogo è stato al centro negli ultimi decenni di impetuosi flussi di immigrazione che ne hanno fatto rapidamente crescere la popolazione. Le campagne, a causa di un secolare retaggio culturale, sono pressoché disabitate. A un basso indice di ruralità corrisponde un urbanesimo piuttosto accentuato. L'attività economica prevalente delle popolazioni daune non è più l'agricoltura, ma il terziario e la pubblica amministrazione, con oltre 80.000 addetti. In agricoltura lavorano 45.000 persone, 40.000 invece nell'industria.
L'economia di Capitanata sta conoscendo una fase di transizione. Tra gli anni sessanta e gli anni settanta si è registrato un processo di industrializzazione che ha portato all'insediamento nei poli industriali di Foggia-Incoronata, Manfredonia e Ascoli Satriano di importanti industrie metalmeccaniche, chimiche, aeronautiche. L'attività industriale tipica della Capitanata è tuttavia quella della trasformazione dei prodotti agricoli, prevalentemente legata alla lavorazione dei cereali e alla plastificazione, alla produzione di olio di oliva e di vino e alla trasformazione in zucchero delle barbabietole.
Negli ultimi anni sono entrati nel tessuto produttivo agro alimentare anche stabilimenti per la lavorazione del pomodoro. Produzioni tipiche specializzate per la provincia di Foggia sono quelle della carta nel capoluogo, del mobilio nel sanseverese, dei materiali per l'edilizia nelle aree interne subappenniniche, del marmo ad Apricena. Diffusa è la presenza di imprese artigianali, con discreta specializzazione nell'artigianato artistico. Un'altra attività industriale tradizionale è quella dell'edilizia legata nel dopoguerra alla ricostruzione della città capoluogo e negli anni successivi alla realizzazione delle grandi opere pubbliche soprattutto irrigue.
Anche l'agricoltura è stata interessata negli ultimi decenni da profonde trasformazione, connesse alla sempre maggiore utilizzazione di acqua per fini irrigui. La "rivoluzione" è cominciata ancora prima dell'avvio delle iniziative pubbliche nel settore irriguo, grazie allo scavo di pozzi artesiani che hanno permesso di portare in superficie e di utilizzare a fini produttivi le acque di falda. Ciò ha permesso il progressivo passaggio da una situazione di quasi monocoltura (cereali e olivo mediterraneo) a un ordinamento colturale molto più variegato: pomodoro, uva da vino e da tavola, barbabietola, girasole, orticoltura e frutti coltura.
L'intervento irriguo ha provocato una vera e propria rivoluzione: da circa l'80 per cento la superficie agricola investita a cereali è oggi scesa al 50 per cento. Un altro settore relativamente nuovo per l'economia dauna ma che sta svolgendo sempre più una funzione trainante è il turismo, localizzato pressoché esclusivamente lungo il litorale e nel Gargano. Dagli anni sessanta ad oggi la cosiddetta "industria del sole" ha registrato un autentico boom che ha sensibilmente accresciuto le quote di valore aggiunto prodotte dalla provincia di Foggia.