Immaginate un tronco di piramide, e tutt’attorno centinaia di case, minuscole, altre più ardite con qualche raffinatezza architettonica. E immaginate di trovarvi, sul calar della sera, di fronte ad un presepio, con tante luci a far da scenario magico. Questa è Sant’Agata di Puglia,certamente uno dei paesi più suggestivi della provincia foggiana.
Dall’alto dei suoi quasi 800 metri si domina uno dei paesaggi più strepitosi del Tavoliere. Sulla cima del paesello sorge una rocca militare (da molti chiamato anche castello) che i romani vollero a difesa della zona. Naturalmente nel tempo quell’impianto è andato via via deturpandosi ed oggi sono visitabili solo i resti, compresa una cinta muraria che attesta l’importanza storica e strategica di quella costruzione. Sant’Agata nei secoli ha subìto numerosi dominazioni, assedi e contaminazioni. Ed anche di fronte a personaggi di fama ma sanguinari - come il mitico Capitano Agatone, duca di Capua - i suoi abitanti non mancarono di coraggio e ardimento. Proprio contro Pandolfo IV (appunto il duca di Capua), che impose una legge a dir poco squallida e iniqua (pretendeva che ogni donzella appena maritata trascorresse con lui la prima notte di nozze...), il malcontento del popolo trovò proprio nel barbiere del paese il giustiziere che pose fine alla barbarie: alla prima occasione utile, l’uomo non ci pensò due volte a decapitare il malvagio padrone.
L’immagine di Agatone, accompagnata dalla scritta “Meglio morire che disonorarsi”) comparve molti secoli dopo all’ingresso della Rocca. Sant’Agata è dunque paese antico e fu certamente crocevia di diverse civiltà come testimoniano i resti ancora ben visibili nella piana sottostante: il ponte romano a tre arcate sul fiume Calaggio, la vicina caserma romana (denominata “Horatianum”) per il cambio dei cavalli che più tardi fu trasformata in convento monastico e che divenne fermata obbligatoria per i Crociati che si dirigevano verso oriente. Il poeta latino Orazio in una satira, nel descrivere il suo viaggio verso Brindisi, cita anche questa zona: infatti la strada col ponte romano sul Calaggio conduceva - come diramazione interna - verso la via Appia, che il poeta percorse insieme all’amico Mecenate per recarsi in Grecia.
La rocca, che per interessamento di Federico II rientrò nel nòvero delle sue mete residenziali preferite, divenne reggia e nel 1386 fu anche teatro di una seduta del Parlamento del Regno Angioino.Tutto il paese merita una visita ma quel che affascina di più è indubbiamente il vero centro storico, costituito da minuscole strade di accesso, palazzi gentilizi, numerosi archi e soprattutto chiese antichissime come quella di S. Andrea Apostolo, del sec. VII ma ricostruita nel 1542, che contiene vere preziosità: i due altari in pietra rossa, la statua della Madonna di Costantinopoli del 1300 e quella dell’Aiuto del 1700, il coro tardorinascimentale riccamente intagliato, il crocifisso ligneo del 1600. In un’altra chiesa, quella di S. Michele Arcangelo, edificata ad opera dei Longobardi, è presente un bellissimo trittico della fine del 1300 che viene attribuito alla scuola del Beato Angelico.
Tra i reperti antichi, merita una citazione l’antico frantoio del ‘500, ottimamente conservato. Interessante è pure la Chiesa Madre intitolata a San Nicola, costruita in stile barocco. Al suo interno un pulpito ottagonale in granito rosa, il bellissimo coro del 1700 e diversi dipinti tra i quali la Pala di San Gaetano ed altre tele dedicate alla Madonna, datate fra il XVI e il XVII secolo.
Castello Imperiale; Borgo Medioevale; Parco urbano delle opere in pietra; Chiesa Sant'Agata; Palazzo Volpe; Palazzo de Marinis Calcagno; Palazzo Capria; Palazzo Torraca; Palazzo Vinciguerra; Palazzo Barbato; Ponte romano sul Calaggio.
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