Non si hanno notizie certe sulla nascita del paese. San Marco la Catola potrebbe essere stato fondato da alcuni reduci della VI crociata (1228-1229) fatti prigionieri in Terra Santa e successivamente liberati da Federico II nell’anno 1228. Costoro, dopo la presa di Gerusalemme, avrebbero seguito Federico II in Puglia e si sarebbero stabiliti sulla collina dove sorge il paese. Essi avrebbero portato da Gerusalemme un bassorilievo della Madonna, quello che attualmente si venera col nome di Santa Maria di Giosasfat nella chiesa-santuario annessa al Convento dei Frati Minori Cappuccini.

Il paese, però, potrebbe anche essere sorto dopo la distruzione della città di Montecorvino, avvenuta nel 1137 per mano dei Normanni di Ruggero II: i fuggiaschi si sarebbero fermati sul colle dove sorge oggi il paese e ne avrebbero costruito il primo nucleo. Si pensa che il paese rimase libero fino all’avvento degli Angioini, per poi passare agli Aragonesi.

Nello Statutum de reparatione castrorum (inventario degli edifici fortificati del regno trascritto in età primangioina tenendo conto dei risultati di un'inchiesta ordinata, o aggiornata, tra il 1241 ed il 1246) San Marco la Catola è indicato come castrum, ossia come costruzione avente funzione prevalentemente militare. Il nome San Marco la Catola deriva da San Marco Evangelista, al quale era stata dedicata in paese una chiesa, e dal torrente Catola. Il nome Catola fu aggiunto dopo il 1578 per distinguere il paese di San Marco la Catola da quello di San Marco in Lamis.

Stando ai documenti ufficiali, nel 1441 San Marco fu affidato da Re Alfonso I d’Aragona a Leone di Sant'Agapito, nobile famiglia di Lucera. Successivamente, nel 1505, il feudo passò alla famiglia Gaetani in seguito al matrimonio tra Midea di Sant'Agapito e Carlo Gaetano, della famiglia dei Gaetani d’Aragona. Nell’anno 1637 il feudo di San Marco fu elevato a ducato e Francesco Gaetani d’Aragona venne nominato primo Duca di San Marco. Il ducato venne poi ereditato da Violante, ultima discendente dei Gaetani, che sposò Pompeo Pignatelli, portando in dote il feudo di San Marco.

Tra la fine del 1656 e l'inizio del 1657 a causa della peste morirono circa ottocento sammarchesi. Il marchese Pignatelli per ripopolare il paese concesse asilo e immunità a molti forestieri. Nel gennaio del 1799, quando fu proclamata la Repubblica Partenopea, i sammarchesi piantarono in mezzo al piano del castello, l'attuale Largo Amedeo, un Palo chiamato Albero della Repubblica, simbolo di libertà e di diritti. Dopo sei mesi, finita la Repubblica Partenopea, il Palo fu tolto. I Pignatelli mantennero il feudo sino al 1821, anno in cui Giovanni Pignatelli rinunciò al ducato vendendo i terreni alla famiglia Veredice di San Marco e l'antico palazzo ducale a Nicolangelo Cipriani, anch’egli di San Marco, per la somma di 1000 ducati.

Fonti: Sac. Feliciangelo Conte, Memorie storiche di San Marco la Catola, Napoli, 1921; Donato D'Amico, Volto di un Comune, Foggia, 1965; Giuseppe Plensio (Frate Tommaso da Morcone) San Marco la Catola, Il castello - l'abbazia - il convento, Morcone, 1986; Giuseppe Plensio (Frate Tommaso da Morcone) San Marco la Catola, Schegge di storia, Casalvecchio di Puglia, 1992; Raffaele Licinio, Masserie medievali - Masserie, massari e carestie da Federico II alla Dogana delle pecore, Bari, 1998.

Luoghi di interesse turistico

Convento Frati Cappuccini (O.F.M. Cap.) e Santuario Santa Maria di Giosafat
La chiesa di Santa Maria di Giosafat risale al XIV secolo. I frati arrivarono a San Marco nel 1585, chiamati dal marchese Giovanni Battista Gaetano Pignatelli il quale volle fortemente che la chiesa dedicata a Santa Maria di Giosafat fosse "officiata e mantenuta con decoro". I Frati MInori Cappuccini costruirono il convento che col tempo ha "assorbito" la preesistente chiesa della Madonna di Giosafat, della quale si conserva la scultura in legno che la tradizione vuole essere stata portata a San Marco dai cristiani liberati da Federico II di Svevia a Gerusalemme.
Nell'ipogeo della chiesa è sepolto Padre Giovanni da San Severo morto il 5 aprile del 1631 in concetto di santità. La Chiesa fu consacrata alla Beata Vergine Maria il 12 luglio 1713 dal Cardinale Vincenzo Maria Orsini (nato Pietro Francesco, Gravina di Puglia, 2 febbraio 1649 - Roma, 21 febbraio 1730), papa nel 1724 con il nome di Benedetto XIII. Una lapide ne ricorda l'evento. Il Convento ha ospitato anche un giovanissimo Padre Pio, a quei tempi ancora studente di Teologia, dal 1905 al 1906 e nel periodo aprile-maggio1918. Nel 1893 la Madonna di Giosafat sarebbe apparsa, non qui ma addirittura negli Stati Uniti, ad alcuni minatori emigrati dalla vicina cittadina di Celenza Valfortore intenti a lavorare nelle viscere della terra. La Madonna, apparendo loro, li avrebbe avvertiti dell’imminente crollo e quando l'ultimo minatore si mise in salvo, raggiungendo la superficie,la galleria disastrosamente crollò. Il Convento dei Cappucini, risalente al 1585, conserva la cappella dedicata al culto della Madonna di Giosafat.

Chiesa Madre
Iniziati nel 1605, i lavori di costruzione della chiesa terminarono nel 1611; una lapide commemorativa ne riporta le date: "Istius op. templi excelsa a. D.ni 1605 incepta, a. pfectu fuit 1611". La Chiesa fu consacrata alla Santissima Madre e Vergine Maria e a San Nicola di Mira il 9 luglio 1713 dal Cardinale Vincenzo Maria Orsini (nato Pietro Francesco, Gravina di Puglia, 2 febbraio 1649 - Roma, 21 febbraio 1730), papa nel 1724 con il nome di Benedetto XIII. Una lapide ne ricorda l'evento. L'altare maggiore fu costruito nel 1796 ed è di artista casertano; la balaustra dinanzi all'altare maggiore è del 1788. Per consuetudine i morti si seppellivano nei sepolcreti delle chiese, la Chiesa Madre ne ha sette: uno per i sacerdoti, un altro per la famiglia baronale, gli altri cinque per i signori, gli artigiani, i contadini, le vergini e ì bambini. Nel 1890 fu abbattuto l'antico campanile con la cupola rotonda di mattonelle di ceramica colorata, perché pericolante; nel 1910 venne costruito il nuovo, quello che vediamo oggi.
Fonti: Sac. Feliciangelo Conte, Memorie storiche di San Marco la Catola, Napoli, 1921.

Bosco San Cristoforo
Facilmente raggiungibile percorrendo la Strada Provinciale n. 2, il bosco è composto da varie specie arboree di alto fusto e dotato di aree pic-nic, di fontane e di sentieri che favoriscono piacevoli momenti di sosta e di passeggio in un ambiente incontaminato e suggestivo abitato da volpi, lepri, tassi, ricci, falchi, merli, passeri solitari, gazze ladre, ghiandaie, cinghiali, ecc. La presenza di prati e ruscelli fa di esso un luogo ideale per trascorrervi le tiepide giornate primaverili e autunnali e le calde giornate estive, e rende ancora più piacevole la lettura di un libro, il gioco dei bambini, il riposino pomeridiano, una partita a carte o a scacchi con gli amici.
Dai primi giorni del mese di giugno alla seconda metà del mese di luglio migliaia di lucciole illuminano le sue notti. Strutture All'interno del Bosco è possibile fruire dei servizi offerti dal Ristorante-pizzeria-locanda San Cristoforo. Vi sono pure un albergo-rifugio, al momento chiuso, ed un chioschetto attrezzato per la vendita di panini, gelati e bevande varie, in corso di ristrutturazione.

Torrente Catola
È un torrente che affluisce nel fiume Fortore prima dell'invaso artificiale di Occhito, nei pressi del Ponte Tredici archi, in territorio di Celenza Valfortore. Dà al paese il secondo elemento del toponimo. Negli ultimi anni copiosa è l'acqua che vi scorre. Piacevole è la sosta sulle sue sponde: le sue acque sono abitate da trote, carpe, rane, ecc. È facilmente visibile percorrendo la Strada Statale n. 17.

19 e 20 Agosto (FESTA PATRONALE)
Giorno 19: Festa in onore di San Liberato Martire, patrono di San Marco la Catola. In mattinata si tiene la fiera di bestiame e di prodotti agricoli, artigianali e industriali. Pomeriggio: tradizionale processione del Santo per le vie del paese. Sera: concerto bandistico.
Giorno 20: Mattina: Sfilata per le strade del paese dei cavalieri dei vari rioni. Pomeriggio: Svolgimento del Gioco della Jaletta con la partecipazione dei rappresentanti dei vari rioni di San Marco in competizione tra loro: i sette rioni,Giardin, Port' abbasc, Vall Saccone, Port' ammont, Via Nov d sott, Sant Laurenz, Stanca Cavall, si sfidano tentando di conquistare più punti possibili provando ad infilare un bastone appuntito, "a verij", nel buco posto sotto un secchio pieno d'acqua, "a jalett". I punti sono attribuiti da una giuria. Sera: Concerto musicale.

Informazioni (Comune)

Telefono 0881.556016
Fax 0881.556132