Nel 1200 una colonia di circa 200 soldati francesi di stanza nei pressi dell’Abbazia benedettina di Salvatore de Faiti vi si stabilì. La loro lingua finì per “mischiarsi” con quella degli indigeni. Questa particolarità - che in provincia di Foggia trova un caso analogo a Casalvecchio di Puglia, dove si parla l’albanese - ha portato a includere Faeto tra le cosiddette isole linguistiche d’Italia e che una legge nazionale ha provveduto a tutelare e valorizzare. Il toponimo deriverebbe da faggio, uno degli alberi che ancora oggi riempiono di vita e di verde i boschi limitrofi.
Le sue origini partono dal 1100 anche se l’inizio dello sviluppo del paese si fa ricondurre proprio al citato episodio della conquista del territorio da parte di Carlo d’Angiò. Di un certo interesse è la bella Cattedrale, dedicata al Santissimo Salvatore, di recente restaurata ma sorta nei primi secoli dopo il 1000. Perlustrando il piccolo ma delizioso centro storico finirete per imbattervi in una antica palazzina del 1500, la cosiddetta Casa del Capitano impreziosita da una interessante bifora. Questo edificio ospita anche il Museo della Civiltà Contadina.
In cinquant’anni questo bel paese di montagna - tra i più alti di Puglia con i suoi 820 metri sul livello del mare - ha però visto diminuire di due terzi la sua popolazione. Eppure Faeto è un paese che sa animarsi, reagire alle difficoltà, che sa soprattutto salvaguardare la sua storia e le sue tradizioni. Anzi, proprio queste forze rappresentano il segnale di un forte cambio di tendenza. L’aria, i boschi, i buoni prodotti gastronomici attirano sempre più l’attenzione di quanti abitano la pianura. Feste, sagre, animazione culturale, folklore riescono sempre più a unire antico a moderno.
Di recente gli animatori culturali del luogo si sono prodigati nel ricostruire, fedelmente, un “pagliaio” cioè una costruzione in pietra a forma vagamente conoidale che ricorda i più noti “trulli” di Alberobello. E così il rischio di finire dimenticati - o di dimenticare la propria memoria storica - è scongiurato grazie anche al fatto che Faeto sta diventando sempre più un centro climatico a vocazione turistica. Uno dei pregi del vivere ad alta quota è sicuramente dato dalla vista di quel che offre il panorama sottostante.
Oltre alle belle valli e ai boschi circostanti, con lo sguardo - quando le giornate di sole lo permettono - è possibile spaziare fino ai paesi dirimpettai. Ma non soltanto quelli, come Celle o Castelluccio Valmaggiore che si possono toccare con un dito, ma quelli che svettano sul Gargano. Venire per credere!
Chiesa Madre del SS. Salvatore; Museo Etnografico delle comunità francoprovenzali di Faeto e Celle San Vito; Bosco di Faeto;Rovine di mulini ad acqua lungo il Torrente Celone; Centro Visite Naturalistico;Crux Viatoris ( località Lecesi); Faeto Ortobotanico; Pagliaio; Torrente Celone.
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